L’OLANDESINA VOLANTE CHE SI VESTE IN UN’ORA
Il tempo che la lancetta dell’orologio abbia fatto un giro completo, e negli archivi dell’UCI ecco scritto il nuovo record dell’ora femminile. Chi l’ha firmato? Una a cui non piacciono i calzini corti da ciclismo e che non ha paura di fare paragoni azzardati.
Ellen Van Dijk ha segnato con un pennarello rosso la data del 23 marzo sul suo calendario. La ciclista olandese aveva in mente di pedalare a tutto gas per un’ora, e così ha fatto. Al velodromo di Grenchen, in Svizzera, ha concluso con 49.254 chilometri il giro della lancetta corta, segnando un miglioramento significativo al record dell’ora. Abbiamo incontrato Ellen un mese dopo la sua impresa. Diciamo subito che Ellen si è presentata in ritardo al nostro appuntamento, eppure uno penserebbe che il tempo sia prezioso per la detentrice del Record dell’Ora. «Vado forte nelle prove a cronometro, ma faccio fatica a controllare l’orario nella vita di tutti i giorni» afferma ridendo. È passato quasi un mese dal fatidico giorno, ha avuto tempo per metabolizzare l’accaduto. «È stato un viaggio importante e sono soddisfatta di averlo portato a termine nel migliore dei modi ma credetemi: non è facile far combaciare tutti i pezzi del puzzle».
La migliore in assoluto
Uno dei pezzi di questo puzzle è stato il suo body. L’azienda che l’ha vestita si è impegnata e non poco per crearle il capo più performante possibile: «Ogni singolo dettaglio deve essere perfetto quando cerchi di battere il Record dell’Ora: la tua bici, la tua tecnica e non da ultimo il tuo abbigliamento. Devo ammettere che io mi sono occupata principalmente della mia condizione fisica e della posizione sulla bicicletta commenta la ragazza olandese – e fortunatamente, per il resto ho potuto contare su un team di esperti». Come mister Koen de Kort, team Support Manager della formazione Trek-Segafredo (di cui Ellen fa parte) si è occupato della supervisione del body: «Mi fido ciecamente di lui, e sapevo che Santini avrebbe creato il prodotto migliore per me».
Lotta contro il tempo
«In una prova a cronometro il body assume un’enorme importanza, nell’ambiente sappiamo che tra i vari brand ci sono non poche differenze. In un primo momento abbiamo parlato con Santini e abbiamo fatto delle prove per capire quale fosse il body più veloce disponibile. Poi hanno preso le mie misure, per creare un capo su misura che si adattasse al meglio». Inutile dire che il body fa parte di quell’abbigliamento tecnico che deve essere come una seconda pelle. «Dopo alcune modifiche abbiamo testato i body nella galleria del vento: questo è stato il momento in cui mi sono convinta della scelta: ho visto scritti i dati sul computer, e sapete i numeri non mentono! È lì che mi sono sentita alla grande perché ho capito quanto quel tipo di body ti regala velocità».
Stare nella confort zone
Per il body con cui ha battuto il record, Ellen è entrata in contatto con la squadra di Santini già prima del tentativo di Record: «Nel corso dell’anno tutti i membri del nostro team forniscono all’azienda un riscontro sui capi che ci vengono forniti. Per me il comfort è un elemento fondamentale, persino cruciale, a partire, per esempio, da indossare un pantaloncino con un buon fondello. Ma non posso di certo lamentarmi: con Santini abbiamo diverse opzioni per ogni condizione climatica, e sanno proprio come prendersi cura di noi». Ma esiste un capo che Ellen si rifiuta di indossare? «I calzini corti non mi piacciono per niente. Non sono un bel vedere. Nonostante molti ciclisti non amino le jersey smanicate, a me non dispiace indossarle nelle giornate assolate».
Il gioiello della corona
Il tentativo di Ellen di battere il record dell’ora non è nato ieri: «Pensavo a questa impresa da anni, almeno da quindici. Confesso che quattro anni fa ci abbiamo pensato seriamente, ma non era il momento adatto. L’anno dopo quel momento era arrivato. Dopo il Campionato del Mondo nelle Fiandre, dove ho indossato la maglia iridata nella prova a cronometro, si è fatto davvero concreto il tarlo in testa: dovevo rincorrere il mio sogno e farlo diventare realtà». Il racconto di Ellen si proietta a questo punto allo scorso inverno, quando ne parla con una certa insistenza con il team, chiedendo di avere l’opportunità di battere il Record dell’Ora: «Alla loro conferma ero totalmente entusiasta! Per me sarebbe stato come il gioiello della corona o la ciliegina sulla torta: un risultato che ho cercato in tutta la mia carriera».
Un po’ come partorire
Dolore, molto dolore. Questo è ciò che ha regalato a Ellen pedalare per un’ora a tutta. «Non ti viene regalato niente a questo mondo, e niente è mai semplice. Rincorrere un record è una sfida fisica, ma soprattutto mentale. In certi momenti, durante gli allenamenti per il tentativo, ero esausta già dopo 30 minuti di pedalate, e pensavo non ce l’avrei mai fatta. Ma quando continui ad andare avanti, ti alleni anche a sopportare il dolore, che però è sempre lì». Ne parla con estrema lucidità Ellen, come fosse una cosa che fa parte del gioco, ma che ogni volta è come se avesse una intensità diversa. «Ad essere onesta, non ricordo niente degli ultimi quindici minuti. Sono passata attraverso un muro di dolore ed è stato orribile. Tuttavia, è stata un’esperienza positiva». Si ferma un attimo, si guardo attorno e ci racconta: «Sai, Bradley Wiggins una volta ha paragonato il dolore del record dell’ora al parto. Penso ci sia un po’ di verità in questa frase, perché quando hai il tuo bambino tra le braccia, capisci che ne è valsa la pena».